Ricavare dai rifiuti elettronici una serie di metalli e materiali preziosi, fondamentali anche per le tecnologie della transizione ecologica: la pratica dell’estrazione urbana è già realtà ed è destinata a consolidarsi per far fronte a una domanda in costante espansione.
LE MINIERE URBANE E L’ECONOMIA CIRCOLARE
Nell’era dell’ecosostenibilità e dell’emergenza climatica, riciclare è un imperativo. A tal punto che le discariche urbane possono trasformarsi in preziose miniere dove recuperare materiali ancora utili. In questo contesto si sta affermando la pratica dell’urban mining (estrazione urbana), che mira a gestire e utilizzare i rifiuti delle città come fonte di approvvigionamento di materie prime (in un periodo in cui i costi sono sempre più alti e la reperibilità sempre più bassa).
Si tratta di una parte importante dell’economia circolare in grado di rendere le comunità indipendenti dalle risorse naturali e di diminuire lo sfruttamento delle miniere tradizionali, nonché delle popolazioni che abitano vicino ad esse. Le potenzialità dell’urban mining sono promettenti perché attraverso questa innovazione si tenta di gestire non solo i rifiuti di oggi, ma anche di anticipare – e sfruttare – il valore contenuto nei rifiuti di domani.
Le cosiddette miniere urbane contengono gli stessi materiali di quelle naturali. Infatti, i prodotti che finiscono nelle discariche cittadine altro non sono che l’ultimo passaggio di una catena produttiva iniziata con l’estrazione di risorse nelle miniere. In particolare i rifiuti elettronici, chiamati in gergo “e-waste”, ben rappresentano questa continuità: all’interno di smartphone, computer e altri dispositivi tecnologici sono presenti rame, litio e persino oro, che sono stati ottenuti dall’estrazione mineraria classica. Il recupero di queste componenti, va specificato, è solo una parte dell’urban mining.
A proposito di questo, il Gruppo Fiori si definisce una “miniera moderna”: “Scaviamo nei rifiuti per trarre materie prime che riconquistano un posto nella catena del valore” – dichiara Alessadnro Santini, Project manager nel settore R&D del Gruppo Fiori. “Cerchiamo di stare al passo con i trend, del mercato automotive in particolare: grazie al riciclo dei motori elettrici – prima spediti in Cina, con una conseguente sottrazione di risorse per l’Italia e per l’Europa tutta – riusciamo a dar vita a dei prodotti destinati alle fonderie locali. Abbiamo pensato anche al fattore energetico da fornire ai nostri impianti: per questo, abbiamo investito nel fotovoltaico, grazie al quale riusciamo a risparmiare un buon 40% dei costi”.
Anche se l’estrazione mineraria urbana riguarda il recupero di metalli di scarto, il termine include anche i processi di monetizzazione e il recupero di qualsiasi materiale presente nei flussi di rifiuti. In questo gruppo rientrano i rifiuti da demolizione ed edilizia come metalli, gomma, cartone, carta e legno; i rifiuti solidi urbani dal reindirizzamento di plastica e metalli al compostaggio e persino gli pneumatici (grazie al recupero di metallo e gomma). Ora che le industrie hanno capito che l’economia circolare può essere redditizia, il settore dell’urban mining si sta facendo conoscere come parte integrante del necessario futuro ecosostenibile delle metropoli.
L’ESAURIMENTO DELLE “VECCHIE” MATERIE PRIME
Una prima spiegazione del crescente interesse mondiale per le miniere urbane riguarda il progressivo esaurimento delle riserve di materie prime. L’era delle risorse poco costose e di facile estrazione sta infatti volgendo al termine. Inoltre, sta diventando sempre più difficile estrarre le riserve di materie prime rimaste. A ciò si aggiunge il fatto che l’efficienza in termini di costi dei processi di riciclo è nettamente migliorata negli ultimi anni.
Fra gli aspetti positivi dell’estrazione urbana vi è anche il minor impatto sui Paesi in via di sviluppo. In Africa, ogni anno vengono gettati circa un miliardo di telefoni cellulari, e lì arriva anche buona parte dei rifiuti elettronici di altri continenti. In tutto il mondo, hanno calcolato di recente gli studiosi tedeschi, restano da recuperare circa cinquanta milioni di tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici. L’urban mining, insomma, aiuta a ridurre le montagne di rifiuti elettronici scaricati nei Paesi africani, dove i giovani rischiano la salute per recuperare il metallo da vecchi apparecchi elettronici.
Un ulteriore vantaggio dell’estrazione mineraria urbana è che rende nuovamente disponibili alcuni “metalli rari” come l’europio e il terbio. Una notevole quantità di questi preziosi materiali viene estratta esclusivamente in Cina ed esportata solo in piccole quantità. Ecco perché oggi il trenta-quaranta per cento della domanda di quel tipo di metalli rari è già soddisfatta dall’estrazione urbana.
IL FUTURO PORTA NUOVI BISOGNI
Secondo gli analisti, nei prossimi quindici anni ci saranno non meno di tre miliardi di nuovi consumatori con il potere d’acquisto necessario per comprare dispositivi tech. Già ora, è noto che le miniere tradizionali non contengono materiali estraibili per soddisfare tutta la domanda. Anche per questo l’urban mining sta diventando una condizione necessaria: la novità affronta il trattamento dei rifiuti elettronici in modo molto più sostenibile rispetto a quanto avveniva fino a poco tempo fa, con tutte le conseguenze positive che ne derivano per i cittadini e per il pianeta.
(fonte: Linkiesta.it)
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