I prezzi del ferro sono in caduta libera. A differenza dei prezzi di altre materie prime, che nel 2020 hanno subito un tracollo dovuto agli effetti dei diversi lockdown, il prezzo dei minerali di ferro ha chiuso il 2020 in crescita del +67%. La quotazione ha poi proseguito la sua crescita, arrivando a toccare il punto di massimo storico dei 220 dollari per tonnellata a luglio 2021, sostenuto dalla domanda proveniente dal settore siderurgico cinese. Dopo il picco di luglio, però, la quotazione ha iniziato un percorso inverso, scendendo fino a sotto i 100 dollari la tonnellata. A determinare la caduta del prezzo è stata soprattutto la riduzione della produzione cinese di acciaio e quindi della domanda di minerali di ferro. Secondo la WorldSteelAssociation, la produzione è diminuita dell’8.4% da luglio 2020 a luglio 2021.
Crollo dei futures sul carbone
Secondo gli analisti di SinoSteel Futures, il mercato è nel panico a causa degli interventi governativi sul carbone e per l’inasprimento delle regole delle borse sulla negoziazione dei prodotti più rilevanti. Per esempio, il contratto sul carbone termico allo Zhengzhou Commodity Exchange è sceso del 9,7% in una giornata (161 dollari a tonnellata), toccando il prezzo intraday più basso da metà settembre. Rispetto ai massimi del 19 ottobre, i futures sul carbone sono crollati di oltre il 40%.
Sul fronte dei metalli il bollettino di guerra è doloroso: il minerale di ferro, purezza 62%, è sceso a 113 dollari a tonnellata (-5,8% rispetto al giorno precedente), i futures sull’acciaio inossidabile di Shanghai con consegna a dicembre sono scesi a 19.295 yuan per tonnellata (-3,2%), il rame su dicembre ha perso 254 dollari in una settimana, così come l’alluminio ha perso 334 dollari e il nichel quasi 950 dollari.
La domanda di ferro è destinata a scendere
Per CITIC Securities, la domanda di ferro a lungo termine è condannata ad un peggioramento. Le cause sono i crescenti controlli sul consumo di energia nel paese e i vincoli ambientali durante la stagione del riscaldamento invernale.
Come se non bastasse, si aggiungeranno tra pochi mesi anche le Olimpiadi Invernali di Pechino che peggioreranno il deficit energetico a tutto svantaggio dei settori industriali a più alto consumo di energia, con il siderurgico in testa.
Il problema delle emissioni
La Cina sta infatti accelerando sull’obiettivo di zero emissioni da perseguire entro il 2060, e spinge quindi per ridurre la produzione di acciaio. In particolare, il Paese si sta preparando per le Olimpiadi invernali del prossimo anno e ha come obiettivo di migliorare la qualità dell’aria per il grande evento sportivo. Il Ministero dell’Ambiente cinese sta premendo per tenere sotto controllo l’inquinamento atmosferico durante quest’inverno. Le acciaierie in particolare sono sollecitate a tagliare la produzione in base ai loro livelli di emissione.
L’immobiliare
Gli sforzi hanno avuto già delle ripercussioni importanti, dal momento che ad agosto la quantità di acciaio prodotto ha toccato i minimi da 17 mesi. Il gruppo immobiliare cinese Evergrande, inoltre, si trova a un passo dal fallimento e le preoccupazioni si sono riflesse sul settore delle costruzioni, limitando la domanda dei materiali come l’acciaio. In conclusione, I severi controlli sulla produzione hanno abbassato di molto i prezzi recentemente, e le prospettive pessimistiche per la domanda si sono intensificate.
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