La logistica
L’ulteriore criticità permanente che ha inciso sull’aumento esteso dei prezzi dei materiali basilari è rappresentata dalle ricadute del caos logistico che ha accompagnato l’exploit dei flussi commerciali internazionali. In figura 2 si evidenziano le evoluzioni dei due principali benchmark di costo dei noli marittimi per le navi utilizzate nel trasporto di merci secche e sfuse (cereali, carbone, minerale di ferro, ecc.) e per i cargo portacontainer: rispettivamente il Baltic Dry Index e il World Container Index.
In primo luogo la ridefinizione convulsa delle rotte da parte delle compagnie di navigazione per far fronte all’imponente domanda di trasporto marittimo proveniente da Cina e Stati Uniti. La dislocazione disordinata dei navigli ha comportato diffuse interruzioni delle catene di fornitura internazionali a cui hanno concorso le durature strozzature nei principali porti mondiali, dove si sono smisuratamente allungati tempi di attesa. La penuria di navi disponibili bloccate nei porti e negli hub intermodali a causa dei maggiori controlli imposti dalla pandemia, ma anche per via della mancanza di personale dedicato allo scarico delle merci e al susseguente trasporto su strada, ha così sospinto i noli marittimi a livelli mai registrati prima. Dopo gli aumenti del 2020, al 3 dicembre 2021 il Baltic Dry Index e il World Container Index registrano esiti straordinari: rispettivamente +304,5% e +138%. Solo di recente si assiste ad un loro ripiegamento, che potrebbe significare da un lato la diminuzione della domanda di materie prime, dall’altro un primo passo verso la normalizzazione del trasporto delle merci per via marittima.
L’energia
A complicare le prospettive dei mercati dei materiali di base, quest’anno è deflagrata una crisi energetica senza precedenti che, in scia all’ascesa dei prezzi del petrolio e dei diritti di emissione di anidride carbonica avviatasi già lo scorso anno, ha fatto impennare le quotazioni del gas naturale e di conseguenza i costi dell’elettricità: nella figura 3 sono racchiuse tali dinamiche, mentre nella tabella 2 si riportano i loro esiti a confronto negli ultimi due anni.
Mentre la domanda di energia aveva spinto al rialzo le quotazioni del greggio in Europa già nella seconda parte del 2020, le ragioni sottese alla recente esplosione dei prezzi del gas naturale sono di natura geopolitica, ma che hanno tuttavia trovato sponda nella speculazione finanziaria: la progressiva frenata della Russia nelle sue forniture di gas naturale ha ridotto al minimo le scorte dell’Europa, scatenando i timori di una prossima penuria nell’incombenza dell’inverno. La crisi è andata aggravandosi con i ritardi dell’avvio del gasdotto Nord Stream 2 come conseguenza della sospensione del processo di approvazione del nuovo importante gasdotto da parte del regolatore tedesco. Geopolitica e finanza speculativa sono i principali promotori dell’eccezionale rialzo del prezzo del gas che ha contribuito a sua volta, essendone il principale propulsore, ai continui record storici del Prezzo Unico Nazionale (PUN) dell’energia elettrica.
Il fenomeno del caro energia colpisce anche la Cina al punto da essersi trovata costretta a limitare i consumi di elettricità da parte dei settori più energivori, come lo è l’intero settore siderurgico, per riuscire a garantire forniture costanti di elettricità al Paese nella prospettiva dell’inverno. Inoltre, dato che nel mese di febbraio inizieranno le olimpiadi invernali, il governo cinese intende ridurre gli effetti dell’inquinamento della capitale, imponendo ritmi ridotti anche alle acciaierie.
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