«Nel 2021 – si legge nel report del Cen – il rimbalzo dell’economia è stato molto più positivo delle aspettative, con una crescita del PIL italiano del 6,6% rispetto al 2020. Ma, inserita nel vecchio modello di economia lineare, questa crescita è andata a sbattere contro il muro della carenza di materie prime. In buona sostanza quello che è mancato è stato il disaccoppiamento tra crescita del PIL e uso di materie prime. Uno slancio consistente e tecnologicamente maturo in direzione dell’economia circolare avrebbe potuto creare un secondo, ampio mercato per le materie necessarie alla ripresa; evitando la crisi che stiamo vivendo e che rischia di protrarsi. Ma questo slancio non c’è stato».
Le soluzioni: la progettazione ecocompatibile
Anche se la guerra in Ucraina ha assorbito ogni nostra attenzione, non va dimenticato che neppure un anno fa i governi di tutta Europa consegnavano i propri Piani nazionali per la ripresa post-Covid. Fino al 2026 l’Italia riceverà la quota maggiore dei fondi del Next Generation Eu, attraverso il proprio Pnrr. Insomma, i soldi per favorire un maggiore e più diffuso sviluppo dell’economia circolare. Lo stesso vale per la legislazione, sia europea che italiana. Serve però agire immediatamente.
In che modo? Il rapporto del Cen parte dall’analisi della normativa per poi andare a specificare nel dettaglio una serie di proposte concrete. «Tra le iniziative previste per lo sviluppo della circolarità nei processi produttivi, particolare rilievo hanno quelle riguardanti due campi – si legge – Il primo è la progettazione ecocompatibile dei prodotti: ampliando la direttiva sulla progettazione; estendendo i criteri di ecodesign; puntando sulla sostenibilità e possibilità di riutilizzo dei prodotti, sull’incremento dell’uso di materiali riciclati e sulla limitazione di prodotti monouso».
Le soluzioni: la circolarità dei processi produttivi
Il secondo è la circolarità dei processi produttivi: agevolando la simbiosi industriale; sviluppando la bioeconomia rigenerativa; promuovendo l’uso delle tecnologie digitali per la tracciabilità delle risorse; incrementando il ricorso alle tecnologie green; supportando la circolarità attraverso la revisione della direttiva sulle emissioni industriali e la definizione delle BAT; promuovendo la circolarità nelle piccole e medie imprese. Dal punto di vista dei consumi si punta a garantire che i consumatori ricevano informazioni attendibili sulla durata di vita e riparabilità dei prodotti. Si parla di un nuovo diritto alla riparazione per contrastare l’obsolescenza prematura dei prodotti e garantire obiettivi minimi obbligatori in materia di appalti pubblici verdi (GPP).
Servono norme ad hoc per favorire l’economia circolare
la possibilità concreta per l’Italia non può non partire dai fondi del Next Generation Eu. Dopo l’emanazione dei bandi, a breve comincerà l’elargizione dei finanziamenti. Intanto è fondamentale creare norme ad hoc che favoriscano ulteriormente l’economia circolare in ogni settore. «Il PNRR indica tra gli altri i seguenti obiettivi: arrivare entro il 2030 a un tasso di utilizzo circolare dei materiali pari almeno al 30%; ridurre del 50% la produzione di rifiuti entro il 2040 – spiega il rapporto –. È necessario ora dare rapida e piena attuazione alle misure contenute nel Piano: definire un’efficace Strategia nazionale per l’economia circolare, realizzare gli investimenti per gli impianti, semplificare le procedure per l’end of waste, rafforzare gli strumenti di politica industriale a sostegno degli investimenti delle imprese in direzione della circolarità, promuovere il trasferimento tecnologico in particolare verso le piccole imprese, sviluppare la produzione di biometano e la bioeconomia circolare».