Che siano ibride, elettriche, oppure a motore termico il ciclo di vita di un’auto si conclude sempre nello stesso modo, la rottamazione.
Ma l’ultimo atto di una vettura rappresenta il primo passo di un percorso circolare in cui dare nuova vita ai materiali attraverso il riciclo. Come avviene questo ciclo virtuoso? Cos’è recuperabile in un’autovettura? Scopriamolo insieme.
Perché rottamare un veicolo
La scelta di rottamare la propria auto può essere decisamente soggettiva, ma allo stesso tempo auspicabile. Se proprio non si riesce a salutare l’amata compagna di migliaia di chilometri, infatti, bisogna ragionare sul fatto che ogni veicolo ha il suo ciclo di vita utile, che dipende dalle caratteristiche dello stesso, dalla tecnologia e dalla qualità della componentistica, nonché dal livello di manutenzione effettuata. In occasione di incidenti o eventi negativi, inoltre, la funzionalità delle vetture viene irrimediabilmente compromessa. In questo caso è sempre consigliabile rottamare il vecchio e investire su modelli più moderni, sicuri, e rispettosi dell’ambiente.
Gli italiani quando rottamano la propria auto?
Secondo l’ultimo Rapporto Annuale ACI l’Italia è il Paese con il parco veicoli più anziano d’Europa con un’età media, al 31 dicembre 2020, di 11 anni e 10 mesi, e un incremento di 5 mesi di media rispetto all’anno precedente. Alla base di questo dato poco lusinghiero c’è un deciso calo di nuove immatricolazioni che si è avuto nel 2020 rispetto al 2019, con oltre 500.000 autovetture in meno. Un crollo che ha toccato l’apice durante i mesi del lockdown con l’80% in meno di nuove immatricolazioni a marzo ed aprile 2020, e una spesa media per la gestione dell’autovettura crollata del 20%, con un totale di 124 miliardi di euro spesi dagli italiani per le proprie auto, una media di 3.100 euro a testa.
Quanto e cosa riciclare di un’auto
Ogni anno, in Europa vengono generati tra i 7 e gli 8 milioni di tonnellate dei rifiuti da veicoli fuori uso (dati European Commission). Un’autovettura può, infatti, essere potenzialmente recuperata per il 95% del suo peso, con una minima parte componentistica che non può essere riciclata e utilizzata. Ad incentivare le attività di demolizione riciclaggio – soprattutto dei veicoli meno rispettosi dell’ambiente – è la direttiva 2000/53/CE conosciuta come ELV (End-of-life vehicle). All’interno degli impianti di demolizione, il veicolo viene privato delle componenti pericolose (carburante, oli o batterie usate ed esausti, filtri, liquido dei freni e di raffreddamento ecc.). Dopodiché vengono estratti tutti i pezzi di ricambio riutilizzabili nel mercato dell’usato.
Auto elettriche e ibride, come cambieranno gli impianti di demolizione
All’evoluzione tecnologica dell’industria automobilistica corrisponderà l’adeguamento degli impianti di demolizione, organizzati per accogliere sempre più vetture elettriche e ibride. Anche in Italia, infatti, si sta registrando uno sviluppo “green” della mobilità, con un +193% della vendita di auto elettriche e un +124% della vendita di auto ibride nel 2020 rispetto all’anno precedente. Una crescita che obbliga a innalzare progressivamente gli standard di sicurezza dovuti al trattamento dei motori elettrici.
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